Introduzione
Un reperto storico di grande interesse (risalente a 60.000 anni), rinvenuto in una necropoli irachena, è la prova che l’uomo di Neanderthal utilizzava l’achillea. Il nome Achillea era già presente nel “De simplicium medicamentorum facultatibus” del medico greco Galeno (129-200 d.C.).
È Plinio a recuperare la storia di Achille, eroe greco, che curò alcune ferite dei suoi soldati, nell’assedio di Troia, con le parti aeree di achillea; da qui il nome del genere. Sembra che sia stato Chirone (suo maestro) ad informarlo delle capacità cicatrizzanti della pianta, il cui definitivo fu comunque assegnato da Linneo. Il nome della specie (millefolium) è dovuto alla particolare caratteristica delle foglie che appaiono talmente frastagliate da formare numerose lacinie fogliari. Considerati a lungo sacri, gli steli dell’achillea erano usati in Cina per consultare il libro dei mutamenti (il famoso I Ching): gli steli venivano lanciati in aria e a seconda di come si disponevano, toccando terra, si interpretava il responso.
Descrizione
Appartiene alla grande famiglia delle Asteraceae (o Composite); è una pianta erbacea, perenne, rustica, vivace, aromatica, di 4-90 cm di altezza. Il fusto è eretto, spigoloso e cavo; in altre varietà può essere strisciante o alto più di un metro. È molto diffusa e conosciuta, ha un profumo acre ed il suo habitat si trova nei soleggiati spiazzi erbosi, lungo i viottoli e al margine dei boschi. L’achillea ama il sole ma tollera anche una posizione a mezz’ombra purché il terreno sia ben drenato, pianta tanto adattabile quanto ricca di qualità; vive in tutta l’Europa, in gran parte dell’Asia e dell’America, in Siberia. Le foglie hanno un colore grigio verde, sono gradevolmente aromatiche e ricche di vitamine e sali minerali. L’achillea presenta in estate piccoli fiori bianchi, di un bianco opaco, talora sfumato di rosa, riuniti in ombrelle poste sulla sommità degli steli e dotati di un profumo tipico e pungente. Altre varietà di achillea vengono coltivate per la bellezza delle infiorescenze gialle o rosse. I capolini sono piccoli e riuniti in corimbi densi. I fiori periferici sono ligulati, solitamente femminili e poco numerosi; quelli centrali sono tubulosi ed ermafroditi.
La droga è costituita dalle parti aeree della pianta, ma la più ricca di principi attivi è il fiore.
La raccolta si esegue durante la fioritura, in piena estate, quando cominciano ad essiccare sia le foglie che i fiori: questi vanno raccolti proprio quando il sole è cocente e il loro potere aromatico e terapeutico è massimo.1
Medicina tradizionale
Da “I Discorsi di M. Pietro Andrea Matthioli” si evince quanto rivelato da Plinio; l’efficacia della parte aerea nelle ferite sembra attraversare il tempo: “trita la sua chioma e impiastrata salda le ferite fresche e le assicura dalle infiammazioni.” Si rivela utile, secondo Dioscoride, anche in altre problematiche: “… ristagna i flussi del sangue e parimente de i mestrui e applicata di sotto con la lana: e imperò seggono nella sua decottione le donne, che patiscono il flusso della madrice. Bevesi anchora per la disenterite.” 2
Grazie al potere astringente e cicatrizzante era considerato utile l’uso “… in tutte le rotture intrinseche delle vene, come ancora negli antichi flussi de mestrui: e il medesimo fa la polvere dell’erba secca bevuta con acqua di Piantaggine, o di Consolida maggiore. … ristagna nel naso il flusso del sangue … La polvere del Millefoglio bevuta al peso d’un’oncia, insieme con una dramma di Bolo Armenio nel Latte Vaccino per tre giorni continui, giova efficacemente a coloro che orinano sangue. Le foglie masticate giovano mitigano il dolore de’ denti, e il medesimo fa la radice parimente masticata, e tenuta un buon pezzo di poi sotto al dente, che duole. Dessi in decozione utilmente a bere con polvere di fiori di Lambrusca per ristagnare i vomiti. “3 Il medico Pier Giovanni Battista Chomel (1671 – 1740) riporta alcuni casi clinici che consolidano l’uso grazie alle rilevanti proprietà emostatiche, egli scrive: “… per istagnare un’emorragia avvenuta per l’apertura di qualche vaso sanguigno che sboccava nel canale intestinale”. Ci lascia la preziosa ricetta: 170 g di ortica e altrettanti di achillea bollite per lungo tempo e assunte a distanza di due ore in due dosi; consiglia pure di fare dei biscotti astringenti con la polvere della pianta secca.
Samuel Thomas von Sommerring (1755 – 1830) arricchisce il rimedio di Dioscoride utile nell’ematuria: “… bisogna vincer lo spasmo della vescica, che accompagna l’ematuria, … quando allo spasmo si associano delle flatulenze, sono indicati … l’infuso di millefoglio o di camomilla romana.” 8
Roberto James, noto medico inglese della metà del 700, esalta principalmente l’efficacia dell’infuso “… negli scarichi involontari della orina, proveniente da troppo gran rilassazione del muscolo sfintere della vescica, sia in fanciulla, sia in adulti.” 4
Vincenzo Pategna (Napoli, 1730-1810), botanico, medico ed entomologo, insegnò botanica nell’università di Napoli. Il suo contributo alla medicina fu talmente intenso che Giovanni Gussone (che gli fu collega) gli dedicò il genere Petagnaea, genere monotipico di Ombrellifera endemico della Sicilia nordorientale. Egli utilizzava l’achillea per sedare gli spasmi (“… rimedio nella cardialgia, e colica nervosa, e spesso in preferenza dell’opio stesso”), nei flussi eccessivi, nelle ulcere, per le proprietà toniche e astringenti vantate peraltro, a suo dire, da numerosi e competenti medici del tempo. Rivela che l’Achillea nobilis è più odorosa e aromatica del Millefoglio e perciò più efficace “. L’olio essenziale è balsamico e utile nei “vomiti nefritici e sanguigni”. 5
Le proprietà e l’uso clinico sono descritti da molti autori; Chomel, oltre quanto affermato, svela che “Il suo sugo asterge in una maniera sorprendente le ulcere interne … Non si dà meglior rimedio per le materie purulenti che scolano dopo il taglio. Nell’emorragie, flussi di ventre, ed incontinenza d’ orina.” Egli riferisce inoltre un importante effetto negativo sulle donne: “… ma le donne e le giovani soggette al flusso emorroidale non ne devono continuar troppo tempo l’uso, che cagionerebbe loro una soppressione di regole più fastidiosa che l’emorroidi. Simone Pauli assicura di aver conosciuto donne incinte che si erano garantite dall’aborto coll’uso della decozione di questa pianta”. 6
Roberto James descrive gli usi clinici similmente a Nicholas Culpeper (1616 – 1654), da cui ha probabilmente imparato alcuni rimedi, replicando che “giova anche alla gonorrea negli uomini, oltre che al bianco nelle donne … aiuta chi non riesce a trattenere l’acqua”; in quest’ultimo assioma è racchiusa la principale estrinsecazione della droga, cioè quella di limitare, contrastare e talvolta correggere qualunque versamento erompa dal suo fisiologico flusso, fuori e dentro l’organismo. 7
Secondo Carlo Giuseppe Meyer ha caratteristiche simili a quelle della camomilla, ma è meno antispasmodica e più tonica. Esternamente è utile “nelle ulceri, nelle piaghe e nelle lussazioni”. Egli la adopera nelle blenorree, nei “flussi sanguigni cronici”, principalmente nelle emorroidi sanguinanti, ma anche “negli sconcerti della mestruazione, ed in altri flussi della matrice, prodotti da atonia o da inerzia; contro li spasmi in particolare cagionati da soppressa mestruazione, da ipocondria e da isteria”. Tali proprietà, le più conosciute del tempo, sono annoverate da molti autori e in molti testi: da John Gerard (1597), nel testo “The Seven Books of Paulus Aegineta“ di Aegineta Paulus del 1847, nella farmacopea francese del 1838, in “Organo dell’arte medica del Dr. Samuele Hahnemann” del 1819 e dal “Dizionario universale di medicina del signor james” risalente al 1753. In quest’ultimo si precisa: “quando la colica è cagionata della sovrabbondanza d’una bile intemperata e caustica … nessuna cosa è da paragonare a una polvere nitra mista con una o due gocce d’olio essenziale distillato dal millefoglio, e presa in tre o quattr’once d’acqua di fiori di camomilla ordinaria”. 9
Il dott L. A. Szerlecki di Varsavia nel suo “Dizionario compendiato di terapeutica” annota i successi di alcuni medici, dimostrando la versatilità dell’achillea che può rivelarsi utile anche in situazioni patologiche poco note: “Torr riuscì a combattere una tosse pertinacissima con una tisana composta da lichene islandico, millefoglio, edera terrestre e tossilagine e di semi di finocchio acquatico”, ” … Tranra de Kazowitz ha raccolto moltissimi fatti, riferiti da vari scrittori, che confirmano l’efficacia del millefoglio nell’emorragia del retto, Felle dice di aver adoperato nello stesso caso con successo l’olio di millefoglio coll’acido tartarico”, “Prolasso del retto: tartrato di ferro, sommità di millefoglio da aggiungere dopo bollitura di mele rosato e fare i clisteri.” 10
Traccia di notevole interesse, che evidenzia l’imponente presenza della pianta nella terapia erboristica, è un articolo della Gazzetta Medica Italiana dell’anno 1857; si tratta di un importante documento storico il cui eco si è ripercosso fino ai giorni nostri, che vedono molti erboristi tradizionali utilizzare la parte aerea della pianta nei problemi emorroidari. L’articolo in questione infatti esalta il successo ottenuto da un medico francese “nei casi di flusso emorroidario che, per la soverchia copia, produce indebolimento generale e li altri sintomi dell’anemia.” 11
Oltre tali usi, che sono diventati comuni nel tempo, Sir Henry Thompson nel suo “The diseases of the prostate” usa il decotto nella cistite cronica, “in tutte le forme di malattia che producono una minzione frequente e dolorosa “, recuperando così la sua efficacia nelle disfunzioni urinarie, come già aveva fatto più di un secolo prima James e, ancora prima, Chomel. Egli ci dona la sua ricetta: 30 g di droga bollita un’ora in mezzo litro di acqua, da bere durante la giornata in 3-4 volte. 12
Gli uomini che lavoravano in zone umide vicino ai fiumi in Inghilterra, Scozia e Galles utilizzavano invece l’infusione o il decotto per alleviare i dolori reumatici, internamente ma anche per via topica. 13
Infine, Luigi Palma, profondo conoscitore di testi antichi, impiega la tintura di achillea nelle coliche epatiche e biliari, quando i dolori sono acuti e prodotti da calcolosi biliare: 15-20 gocce ogni 2 ore.14
Sovrapponibile è l’uso che se ne fa in Cina, dove il millefoglio è stato usato per fermare le emorragie, nel trattamento di ferite, emorroidi, vene varicose, dismenorrea e tubercolosi. Nella farmacopea ayurvedica indiana è invece adoperata per la febbre e la guarigione delle ferite. In India, nella valle di Parvati nella regione himalayana, foglie e fiori sono usati per problemi gastrici e per curare la febbre.
Composizione
I flavonoidi come l’apigenina, la quercetina, l’acido fenolico e l’acido caffeoilquinico sono i maggiori composti fenolici presenti. I flavonoidi, di cui è composta la parte aerea, includono importanti composti come resveratrolo, morina, miricetina, naringina e naringenina, quercetina, kampferolo e achillinina A.
I sesquiterpenoidi identificati sono esteri dei lattoni sesquiterpenici; gli steroli includono: β-sitosterolo, stigmasterolo, campesterolo e colesterolo. L’olio essenziale è ricco di idrocarburi monoterpenici come α- e β-pinene, β-phellandrene, p-cimene, α- e γ-terpinene, canfene e limonene; mentre i triterpeni individuati sono α-amirina, β-amirina, taraxasterolo e pseudotaraxasterol; si trovano anche monoterpeni ossigenati compresi canfora, borneolo, bornil acetato e 1,8-cineolo.
Si trova anche il camazulene, lo stesso presente nella camomilla che ha proprietà sedative ed antinfiammatorie. Sommerring e Meyer non conoscevano questa molecola, ma intuivano già la natura affine dell’essenza di Camomilla ed Achillea. 15
Usi medicinali
Alcuni degli usi tradizionali sono sostenuti da studi di laboratorio, preclinici e clinici; da questi sono comparsi altri possibili impieghi terapeutici grazie anche a nuove indagini fitochimiche degli estratti. Gli effetti benefici sul tratto urinario non sono ancora approfonditi da appropriati studi clinici; nonostante siano stati in tanti ad usare l’achillea per contrastare l’incontinenza urinaria, tale impiego si protrae soltanto nell’ormai ristretto uso popolare e tradizionale. La capacità di contrastare spasmi e coliche non è stata abbastanza approfondita ma è probabilmente dovuta alla presenza dei flavonoidi. A tal proposito, Moradi e colleghi hanno studiato l’effetto spasmolitico sulla contrazione dell’ileo isolato nel ratto, rivelando che potrebbe essere dovuto al blocco dei canali del calcio voltaggio-dipendente; l’uso tradizionale documentato trova delle spiegazioni, sarebbe utile dunque procedere con studi clinici. In effetti, diversi flavonoidi come quercetina, luteolina e apigenina hanno mostrato potenti attività antispasmodiche.16
Un recente studio rivela che l’estratto di millefoglio esercita un effetto spasmogenico sull’antro gastrico; l’effetto procinetico osservato in vivo potrebbe invece fornire un supporto farmacologico alla base dell’uso tradizionale nel trattamento della dispepsia. 17
Il considerevole utilizzo fatto da Meyer nei dolori mestruali trova conferma in uno studio clinico randomizzato, in doppio cieco, che consolida l’uso dell’achillea nella riduzione della gravità del dolore nella dismenorrea primitiva. 18
Uno studio preliminare approfondisce invece la proprietà antiemorragica del millefoglio. L’aumento della concentrazione plasmatica di ossido nitrico è stato considerato come uno dei possibili meccanismi di tendenza al sanguinamento nei pazienti che soffrono di malattia renale cronica. I risultati, sebbene siano poco significativi, hanno rivelato la diminuzione delle concentrazioni plasmatiche di nitrito e nitrato nel gruppo che ha assunto l’estratto di achillea; tali concentrazioni sono invece aumentate nel gruppo placebo. I principali limiti di questo studio sono le piccole dimensioni del campione e la mancanza di monitoraggio del tempo di sanguinamento, ma questo può tuttavia essere un trampolino di lancio per proseguire con altri studi a supporto degli impieghi documentati nel tempo. 19
Un interessante studio controllato, randomizzato, in doppio cieco sostiene l’efficacia dell’aggiunta di un estratto di Achillea in un collutorio utile nella mucosite orale indotta da chemioterapia, constatando peraltro l’assenza di effetti collaterali. 20
Alcuni estratti di achillea ottenuti mediante macerazione, con o senza precedente estrazione con etanolo, utilizzando oli di oliva o di girasole, sono stati valutati in vivo dopo l’applicazione su pelle irritata artificialmente. L’esito conferma la significativa attività anti-infiammatoria, oltre ad una influenza positiva sull’idratazione della pelle. Gli estratti ottenuti mediante macerazione erano opportuni per l’idratazione della pelle, mentre gli estratti ottenuti con etanolo erano più efficaci come agenti anti-infiammatori. 21
In uno studio in vivo viene utilizzato un trattamento della durata di due mesi di un prodotto contenente il 2% di estratto di achillea; questo ha migliorato significativamente l’aspetto delle rughe e dei pori. Tale risultato è stato superiore persino al confronto con quello dell’acido glicolico. Anche la morbidezza della pelle è stata migliorata. Tuttavia, non è stata osservata alcuna differenza statisticamente significativa nella morbidezza della pelle tra l’estratto e il placebo; ciò ha probabilmente molteplici spiegazioni. A differenza dell’acido glicolico, ad esempio, l’estratto di millefoglio non ha un buon effetto esfoliante. 22
Infine, una molecola presente nel fiore dell’achillea sembra avere un’interessante azione antitumorale. L’attività antiproliferativa dell’achillinina A è stata studiata in vitro contro cinque linee cellulari umane del tumore al polmone; lo studio rivela che l’effetto antiproliferativo è superiore a quello del cisplatino, per cui nuove ricerche sarebbero interessanti al fine di constatare la sicurezza e l’efficacia della molecola. 23
Tossicità ed interazioni
La pianta appare abbastanza sicura. Tuttavia, gli effetti abortivi previsti da Chomel hanno avuto un riscontro in uno studio pubblicato nel 2011. Il consumo di Achillea durante la gravidanza causa una diminuzione significativa del peso corporeo del feto, oltre al significativo calo del peso degli organi riproduttivi, del diametro delle ovaie e degli ovidotti; nondimeno, si manifesta una riduzione degli ormoni riproduttivi FSH, LH ed estradiolo. 24 Dunque, per insufficienza di prove, è controindicata in gravidanza o allattamento 25, 26.
Potrebbe inoltre avere interazioni con farmaci antipertensivi ed anticoagulanti 27.
Infine, i lattoni sesquiterpenici, molto comuni nella famiglia delle asteracee, possono provocare reazioni allergiche.
Rivista: L’Erborista
Mese: Maggio 2019
A firma: Fabio Milardo
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